giovedì 11 ottobre 2012

La terapia Cognitivo Comportamentale e l'insonnia

Riporto alcuni passi dell'articolo "Affrontare l'Insonnia" riportato nel n.13 di "SCIENCE" dell'ottobre 2012
"...stando all'ultimo studio epidemiologico condotto in Italia, questo problema ha interessato almeno una volta circa il 40% della popolazione della Penisola. I periodi di insonnia, caratterizzati da difficoltà prolungate nell'addormentarsi o nel rimanere addormentati, in assenza di disturbi mentali o fisiologici, possono durare mesi o addirittura anni. Il problema spesso peggiora con l'età e di solito ha effetti sull'attività diurna di chi ne soffre. Gli insonni riscontrano di frequente cali di attenzione e, inoltre, la privazione del sonno ha effetti sulla memoria....

Nuovo Metodi di Trattamento
La Terapia Cognitivo Comportamentale (TCC), che mira a modificare le cattive abitudini legate al sonno smorzando quegli aspetti cognitivi (come l'incapacità di interrompere pensieri ed immagini molto carichi emotivamente quando si va a dormire) e comportamentali (troppo tempo passato a letto, abitudine ai sonnellini diurni, ritmi di risveglio e di addormentamento irregolari) che consolidano l'insonnia nel tempo, può senza dubbio essere utile per combabattere questo disturbo..."

Geni, depressione o stress? (contributo del responsabile del Centro Multidisciplinare per i Distrubi del Sonno alle Molinette di Torino uno dei 25 attivi in tutta Italia)
"......è utile distinguere le insonnie primarie da quelle secondarie, le prime hanno una causa specifica, mostrano un tratto genetico ereditario e sono le più complesse da trattare perchè tendono a recidivare e per curarle si abbino terapie farmacologiche ed altre non farmacologiche...invece le secondarie possono essere di tipo depressivo oppure provocate dall'ansia o da un evento ambientale stressante come un lutto familiare o una preoccupazione per motivi familiari ...per questo tipo la cura è relativamente più semplice .."

Vincere l'Insonnia
"STABILIRE UNA ROUTINE:
adottare sane abitudini relative al sonno ...svegliatevi ogni giorno più o meno alla stessa ora e non cercate di costringervi a crollare se non vi sentite assonnati.
RILASSATEVI PRIMA DI CORICARVI:
fate un bagno caldo un'ora o due ore prima di coricarvi..evitate di esporvi a luci forti perchè può influenzare i ritmi cardiaci che regolano il sonno.
MANGIATE E BEVETE IL GIUSTO:
...evitate di bere tè o caffè nelle quattro ore prima ..anche mangiare piccante può danneggiare il sonno ..si riscontra che uno spuntino prima di coricarsi contribuisce ad una buona notte di sonno.
TENETE SEPARATO IL SONNO:
..l'ambiente dove dormite è importante: usare tappi per le orecchie per bloccare i rumori eccessivi... e tende pesanti per ridurre la quantità di luce che entra dalla finestra. Infine, il letto è fatto per dormire quindi cercate di non usarlo per vedere la tv o per leggere"

martedì 9 ottobre 2012

Lo Psicoterapeuta e lo Psicologo

Spesso sento affermare da amici o pazienti "...ma Psicologo non è la stessa cosa di Psicoterapeuta....che differenza ci sarà mai...", e no c'è differenza sia da un punto di vista formale che sostanziale..Vi propongo un interessante articolo da GuidaPsicologi.it che chiarisce le sostanziali differenze "giuridiche" ed "operative". .....Vai all'articolo.....

sabato 18 giugno 2011

Ansia ed Attacchi di Panico, c'è la teoria cognitivo compotamentale. Mio articolo pubblicato sul Messaggero il 16 Giugno 2011

L’ansia fa parte del nostro vivere, ma in alcune persone può raggiungere livelli talmente eccessivi da trasformarsi in un vero e proprio attacco di panico. La parola panico deriva dal Dio Pan signore dei campi e delle selve, si adirava con chi lo disturbava emettendo urla terrificanti provocando nel disturbatore la paura. Si narra che il Dio Pan venne visto fuggire dalla paura da lui stesso provocata.
L’attacco di panico può essere definito come un’eccesiva reazione fisica e psichica ad un evento vissuto come minaccioso e quando è ricorrente può trasformarsi in un vero e proprio disturbo di panico. Il disturbo di panico, classificato come disturbo d’ansia, è frequente nell’adolescenza e nella prima età adulta. Gli attacchi di panico possono essere distinti in: ‘attacchi di panico inaspettati’ “stavo al supermercato ed all’improvviso mi sono sentita svenire”, ‘attacchi di panico scatenati da specifiche situazioni’ “ adesso gli attacchi di panico si manifestano ogni volta che mi trovo in un ambiente pieno di gente e mi sento svenire”, ‘attacchi di panico sensibili alla situazione’ “adesso il panico mi assale anche in situazioni diverse da quelle di sempre. Per esempio ieri mi sono sentita male mentre leggevo un libro”. Molti studi affermano che siano una combinazione di tre elementi fondamentali: pensieri, emozioni e processi fisici. I sintomi fisici possono riguardare sensazioni di sbandamento, sudorazione, tremori, paura di morire o di impazzire, sensazioni di soffocamento, palpitazioni o tachicardia, dolori al petto, nausea, disturbi addominali, derealizzazione o depersonalizzazione, brividi o vampate di calore, sensazioni di formicolio. Queste sensazioni conducono l’individuo ad innescare forti emozioni associate a pensieri negativi (“avrò un infarto”, “ora svengo”, etc..) che lo portano ad allarmarsi eccessivamente. Questo modo di pensare peggiora i sintomi creando un circolo vizioso (sensazione-pensiero-emozione-sensazione-etc..) e l’esperienza vissuta innesca pensieri negativi (“e se mi verrà un altro attacco di panico?”) arrivando a un punto che la persona tende ad evitare tutte quelle situazioni che ritiene possano provocarle ansia e quindi attacchi di panico. Ho potuto verificare in questi anni, e molti studi lo confermano, che la terapia cognitivo comportamentale è molto efficace nella cura degli attacchi di panico. L’80% delle persone si liberano del disturbo dopo un breve periodo di terapia. Intervengo a livello del corpo, con tecniche di rilassamento, controllo della respirazione, alimentazione, a livello dei pensieri individuando quelli disfunzionali aiutando la persona a trasformarli in pensieri più funzionali ed a livello di azioni cercando gradualmente di ridurre le situazioni che vengono evitate. L’intervento così strutturato ridona all’individuo la sua autonomia.

per approvondimenti visita il mio sito personale